Articoli pubblicati di Elisa Mauro

Raffaele Casarano
E' Jazz. Raffaele Casarano

Hai bisogno di ascoltarla ancora. È una catena e come tale imprigiona.
È l'unica droga che consiglierei all'abuso. È una vena, un canale che trasuda note.
Sembra che non appartenga all'Italia del motivetto. Sembra che non appartenga all'Italia.
Si parla di jazz. Non di quello dei quattro gatti, falsi intenditori e bevitori di vodka-lemon su comode poltrone di un nuovissimo locale lounge.
Qui si parla di anima, che inquieta la mente e la divora fino a farla rinascere dalle sue stesse ceneri.
Credevamo fosse tutto spento, fino a un attimo fa. Invece, adesso si parla finalmente di musica.
Raffaele Casarano nasce nel sud più sud d'Italia, a Sogliano Cavour, un paese di provincia salentina, con un'insana passione per il jazz.
Ideatore e direttore artistico, insieme all'associazione MusicAltra, del "Locomotive Jazz Festival" giunto alla sua IV edizione (2009), il giovanissimo artista (ventotto anni di vita) riscuote presto un enorme consenso.
Dopo i classici studi rocamboleschi di conservatori, corsi e master musicali, Casarano apre al mondo un mondo.
Già dai primissimi anni di svezzamento accademico, comincia le collaborazioni, che lo vedranno esibirsi con il suo sax sui palchi d'Italia e di Europa al fianco di Paolo Fresu, Buena Vista Social Club (il musicista non disdegna affatto la buona musica etnica popolare), Javier Girotto, Philip Catherine, del celebre pianista Mark Soskin (il rivoluzionario latinista newyorkese, per intenderci), Gianluca Petrella, Franco Califano e alle band salentine dei Negramaro e Après La Classe (e tanti nomi ancora).
Non solo un alto-soprano sax. C'è qualcosa di nuovo in questa musica, che parla con il vecchio, senza tradirlo.
È jazz. Sin dai primi tempi non comprendi. Per questo è jazz. Il sassofonista non maschera la sua classe con una classe. Non c'è ghetto. Tutto appartiene all'orecchio del cosmo; in tal caso potremmo perderci davvero con timore in questo ascolto.
Impuro, così com'è nato. Insano, così com'è cresciuto. Incompreso, così com'è. È jazz.
Non si può spiegare. Si sente il jazz. Si vive questa musica. Dalle prime note di Legend (2005, Dodicilune), che vedono l'accompagnamento di una tromba maestra, quella di Paolo Fresu, si capisce subito che le note sono troppe per amarle tutte allo stesso modo. È il ritmo quello che incastra, insieme all'intensità dei fiati.
Tutto cominciò con Charlie Parker, anche per Raffaele Casarano. Poi divenne suono contaminato, poi musica vera e poi capolavoro. Legend, maestria, Coccinella, brivido, O que serà (A flor de pele) di Chico Buarque, una rivisitazione che incastra. Questi solo tre dei nove brani, che appartengono al primo lavoro del sassofonista pugliese.
Non si tratta più di dialoghi tra il musicista e la Locomotive (Ettore Carucci al piano, Marco Bardoscia al contrabbasso e Alex Napolitano alle batterie), tra il musicista e Paolo Fresu, tra il musicista e l'orchestra dello storico Conservatorio salentino Tito Schipa. Non è dialogica. È colloquiale, senza vanità. Non è uno scontro. È un incontro a più voci. È classe senza classe. È jazz.
Preparate l'ascolto, adesso, più che mai, perché è in uscita a giugno il nuovo album di Raffaele Casarano and Locomotive, con Paolo Fresu dal titolo Replay per l'etichetta Emarcy-Universal.
Se le premesse sono racchiuse in Legend, occorre alzarsi in piedi ed applaudire ad un'altra sorprendente musica, di cui sentiremo parlare ancor prima di ascoltarla.

Per maggiori informazioni www.raffaelecasarano.com

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